Binari di Giorgia Tribuiani

«I brevi, secchi capitoli di questo romanzo ci portano con spietatezza in una tragedia senza via d'uscita, vale a dire la scena in cui la persona suicida attende l'impatto. Il trauma persistente però è quello del conducente del treno, che nulla può contro l'approssimarsi ineludibile dello schianto, a dispetto di tutti i tentativi previsti dal protocollo d'intervento. La vita perduta del suicida si insinua nella vita del conducente come un elemento annidato nel profondo. I capitoli lineari e crudi in cui si ingrana questa tragedia si alternano ad altri capitoli in cui vediamo il traumatizzato cercare di gestire, nella sua vita che invece si protrae, questo suo perturbamento che gli è calato nell'intimo»
Recensione
La brevità di un romanzo come "Binari" permette ad un'autrice abile e originale come Giorgia Tribuiani di sviluppare la narrazione "esclusivamente" attraverso un dialogo indiretto che, libero da certe coercizioni stilistiche, rende la sua scelta "espressiva" davvero riuscita soprattutto perchè la storia risulta svincolata dalla prigionia di una complessità strutturale che con facilità avrebbe reso statica la prosa, distinta invece "drammaticamente" viva e modellata per nascondere un senso di colpa che domina le pagine del romanzo, mimetizzandosi tra i pensieri e i ricordi dei protagonisti.
Un tormento vissuto ad occhi aperti, non gridato ma raccontato con sensibilità e disagio in maniera reale e ancor più emotivamente coinvolgente per costringere il lettore a partecipare a quel dolore vissuto in maniera differente ma legato a doppio filo da odio e rancore.
Un racconto breve ma fortemente d'impatto, scritto con la stessa impulsività di quella frenata (del treno) che da fuggevole ed incorporea prenderà vita rallentando così il tempo, dettando i tempi narrativi per contrapporre gli istanti prima dell'impatto alla corsa, per mettere di fronte senso di colpa e tragedia attraverso emozione e glacialità.
Passato, presente e futuro che sviscerano una sofferenza colpevole e incolpevole dove la volontà malevola viene assorbita dalla responsabilità, passando sempre più in secondo piano perchè assorbita dalla pulsione inconscia del lettore che prova a capire, a comprendere e superare "in fretta" cercando di non farsi "distrarre" dalla separazione stilistica delle diverse linee narrative che, pagina dopo pagina, sembrano annullarsi in un trauma corale che giunge all'epilogo per riprendere l'oggettività di uno sguardo su una tragedia che impegna tutti dal punto di vista psicologico.
Complimenti alla bravissima Giorgia Tribuiani (che seguo con stima ed amicizia da tempo) che ancora una volta dimostra la sua "competenza" stilistica (originale) mettendosi coraggiosamente nei panni degli altri per osservare e comprendere da una prospettiva inusuale, sicuramente più difficile ma preziosa per liberare una capacità espressiva "di rottura" (fuori dal comune) di un autrice sempre più brava.


Giorgia Tribuiani è nata ad Alba Adriatica nel 1985. È laureata in Editoria e giornalismo e ha un master in Marketing e comunicazione. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche e ha curato la comunicazione online per alcune multinazionali. Attualmente è docente di scrittura creativa e tiene consulenze letterarie. Ha pubblicato Guasti (Voland, 2018), Blu (Fazi, 2021), Padri (Fazi, 2022), Superstar (Tetra Edizioni, 2022) ed è comparsa nelle antologie Abruzzesi per sempre (Edizioni della Sera, 2019), Polittico (Caffè Orchidea, 2019) e Nuvole corsare (Caffè Orchidea, 2020). Per Audino Editore è autrice di un manuale di scrittura creativa sul genere perturbante, Scrivere il perturbante. Modelli, tecniche, strategie (2023).
Altri libri di Giorgia Tribuiani :
Guasti ( leggi la recensione)
Padri ( leggi la recensione)
Superstar ( leggi la recensione)