Inverness di Monica Pareschi

C'è, nell'incontro con l'altro, una paura antica, uno spavento continuamente ricercato e fuggito. Incontri sbagliati, mancati. Incontri fatali, o intravisti.
Baci velenosi. Bambine dai difetti repellenti. Addii dati in maniera fredda e intollerabile. Amori ricambiati in parte e scambiati per eterne maledizioni scolastiche.
Monica Pareschi torna alla narrativa dopo il suo esordio di circa 10 anni fa. Un'opera contundente, corrosiva – ricorda la malizia fantastica di Leonora Carrington e il film Stoker di Park chan-Wook – fondata sui sentimenti più nascosti, sulle piccolezze mostruose, vitree, che tutti noi coviamo mentre amiamo e mentre odiamo.
Una costellazione di racconti adamantini e taglienti, che divaricano l'anima lentamente, come cristalli Swarovski.
Recensione
Con Inverness Monica Pareschi esplora i lati oscuri esistenziali mediante una crudeltà affettiva che prende corpo in relazioni tenacemente dominate da forza, potere e violenza (psicologica e fisica) che danno vita a sentimenti scomodi e morbosi che riflettono la paura di rivelare ad altri, ma soprattutto a noi stessi, la nostra vera immagine celata e distorta dal desiderio e dalla paura.
Con una scrittura "stimolante" e raffinata, che a tratti diventa caustica, in una dimensione temporale non esattamente collocata l'autrice vincola chi legge in una gabbia costruita su dolore e fragilità dal quale non si riesce ad uscire perchè con lucidità attratti emotivamente da storie che, non reclamando consolazione, mostrano e dimostrano le fobie umane.
Un "labirinto" di racconti brevi che, seppur sconnessi tra loro, riuniscono personaggi sotto la stessa condivisione passionale, nei ricordi e nell'impossibilità di mettere equilibrio, incapaci di sopravvivere ad una sofferenza nata da una dinamica relazionale dove l'amore si snatura diventando soggetto a pulsazioni brutali ed egoiste.
Monica Pareschi, con un lavoro prezioso e ricercato, dimostra abilità nel valorizzare la parola richiedendo al lettore, attraverso quel un desiderio psicologico che cresce pagina dopo pagina, l'impegno nel cercare di riempire spazi e silenzi narrativi che rendono fascinoso un romanzo dove l'autrice propone un confronto su quel detto/non detto che crea tensione e ansietà.
Otto storie che offrono uno sguardo impietoso su sentimenti "disturbati" che raggiungono il picco passionale nell'ultimo racconto (che dà anche il titolo al romanzo) dove una parola "astratta" (Inverness) trova giustificazione nell'emotività dei personaggi e nel dualismo concettuale che contrappone luce e ombre, attraverso anche un viaggio introspettivo, doloroso ma necessario, alla ricerca di se ma soprattutto alla ricerca di quelle zone d'ombra che si misurano in un dissidio esistenziale con l'altro.
Tanti complimenti sinceri a Monica Pareschi perchè, con uno spessore espressivo e una precisione formale, costruisce storie in costante oscillazione tra attrazione e riluttanza, sovrastate da un atmosfera malinconica dove l'incontro con i personaggi diventa una collisione che rende la scrittura imprevedibile, dando vita ad un dissenso narrativo tra sincerità e sgomento che non può offrire difesa ai protagonisti.

Monica Pareschi è autrice di È di vetro quest'aria, Italic Pequod, 2014. Traduce narrativa per le maggioricase editrici italiane. Ha tradotto e curato, tra gli al-tri, Thomas Hardy, Charlotte e Emily Brontë, Shirley Jackson, Doris Lessing, James Ballard, Bernard Malamud, Paul Auster, Nel 2020, per la sua traduzione di Wuthering Heights, ha vinto il Premio InternazionaleVon Rezzori e il Premio Letteraria e, nel 2023, il Premio Fondazione Capalbio per la traduzione di Piccole cose da nulla di Claire Keegan. Insegna traduzione letteraria all'Università Cattolica.
