La coscienza delle piante di Nikolai Prestia

Dopo un attacco di panico, Marco viene ricoverato al pronto soccorso. Non riesce a parlare, è confuso, e mentre gli altri ricoverati scandiscono il tempo con i propri lamenti, uno psicologo si prende cura di lui invitandolo a ripercorrere il proprio passato. Dentro di sé, Marco ha molte cose, ma soprattutto i dolori, le falsità e i fallimenti collezionati durante gli studi universitari a Siena. Il flusso di coscienza nel quale si immerge viene scandito dalle sue ultime quattro sigarette, con la promessa, a racconto concluso, di smettere di fumare. Rievoca allora la brillante carriera universitaria, fino a quell'esame non superato che a poco a poco si è trasformato in un disagio emotivo e sociale. Per sfuggire al peso della realtà, ha inventato un mondo parallelo in cui era ancora al passo con gli esami. Giunto sull'orlo del baratro, ha confessato tutto al padre e al nonno – gestori di un ristorante nello stesso paesino calabrese che anni prima Marco aveva lasciato per trasferirsi e iscriversi a Giurisprudenza – e, finalmente leggero, ha ripreso a studiare. È stato allora che ha conosciuto una ragazza vittima delle sue stesse menzogne. Si sono promessi di non mentirsi mai, e soprattutto di concludere gli studi insieme. Se però Marco è riuscito a laurearsi, lo stesso non si può dire di lei. E adesso, tra le pareti spoglie del pronto soccorso in cui si trova ricoverato, Marco deve fare i conti con i traumi del proprio passato, ma anche – e forse soprattutto – con il proprio futuro, che lo aspetta in un altro reparto, qualche stanza più in là.
Recensione
Nikolai Prestia ha scritto un romanzo nel quale, attraverso una catarsi articolata del protagonista volta alla ricerca del vero io, viene "purificato" il fallimento come condizione naturale per restituire umanità ad una fragilità caratteriale che non permetteva di piegare il giudizio e la paura di deludere non solo gli altri ma soprattutto anche se stessi.
Attraverso il protagonista l'autore riflette l'angoscia e il panico di chi come Marco assorbe tutte le pressioni esterne ed interne in un momento specifico di passaggio dove fare i conti con la propria vita non è sempre per tutti facile, anche perché a volte indirizzati da una società, più attenta ad appare che ad essere, verso strade non scelte da noi.
Nell'apice del suo smarrimento Marco non troverà altra soluzione ai suoi problemi che scappare da tutto accettando come una condanna quel suo "malessere" degradando verso una vita parallela dove abbracciare come "droga" leggera la menzogna, unica arma per tentare di prendere tempo e uscire da un circolo vizioso sempre più indefinito.
La bravura stilistica dell'autore è nel concentrare un senso di disorientamento nel tempo narrativo presente, alternando paura e lucidità, contrapponendo invece nel passato un senso di confusione "controllata" attraverso ricordi presenti a giustificare quelle scelte fatte per alleviare un dolore silenzioso che lo stava consumando poco alla volta.
In questa evoluzione a ritroso Marco si metterà a nudo per accettare se stesso e cercare speranza, nella consapevolezza che quel perdono dato a se stesso non poteva più bastare, percorrendo un cammino difficile ma necessario per guardarsi dentro e confrontarsi con il suo vero io anche a patto di non guarire del tutto, per fissare lo sguardo al presente ma soprattutto al futuro con occhi diversi.
Questo è il messaggio principale che l'autore trasmette a chi legge, lasciando spazio alla normalità nell'accettazione di chi differisce dai canoni di una società fredda e calcolatrice, che sottovaluta e non si pone domande sulla vera natura di certe problematiche considerando i giovani coinvolti come numeri e non come individui "incapaci" di reagire senza l'aiuto di qualcuno.
Un grazie sincero a Nikolai Prestia per avermi coinvolto in una lettura fortemente "umana" e introversa, capace di gettare luce su una verità tanto sconcertante quanto tristemente radicata nel nostro quotidiano; un romanzo che offre diverse chiavi di lettura nell'unità di una sofferenza che, nell'accettazione passiva, cerca di ridisegnare i confini tra normale e non, sfuggendo da un metro di giudizio che determina la massa e non l'individuo.


Nikolai Prestia nasce nel 1990 a Nizhny Novgorod, in Russia. All'età di otto anni, insieme alla sorella, viene adottato da una coppia italiana che vive in Sicilia. Si è laureato in Giurisprudenza all'Università di Siena e attualmente vive a Roma. Con Marsilio, nel 2021 ha pubblicato il suo romanzo d'esordio, Dasvidania, con il quale si è aggiudicato il premio letterario Massarosa 2022.