La vita profonda di Martina Faedda

A diciott'anni Olivia comincia una nuova vita a Torino, in una casa divisa in due come la sua famiglia. Due padri, due appartamenti: da un lato le stanze di Vittorio, papà acquisito, dall'altro quelle di Gioele – e al centro lei, il cuore pulsante di tutto, il filo che tiene assieme quei due uomini così diversi tra loro. A unirli non è un rapporto d'amore, ma l'amore per una donna che ormai non c'è più e quello vivo, vivissimo, per Olivia. Da questa geografia degli affetti è difficile non uscire spaesati, difficile orientarsi tra due modi quasi opposti di essere genitore: se Vittorio invita Olivia a scalare le montagne e a diventare forte, Gioele invece la spinge nel baratro delle insicurezze, nell'ossessione per un corpo che occupi il minor spazio possibile. Poi, d'improvviso, Vittorio si ammala, lui che è sempre stato pieno di energia anche mentre la carne di Olivia si consumava. Se non è il sangue a legarli, forse allora è questa strana equazione tra i loro corpi: Olivia si convince che togliendo sostanza al suo fisico sanerà quello del padre, e scivola sempre più in un disturbo alimentare che finisce per impadronirsi di lei. Scopre però che sottrarsi in quel modo significa consegnarsi all'assenza, sfuggire a un abbraccio, non esserci quando l'altro a cui vogliamo così bene ha più bisogno di noi.
Recensione
La vita profonda di Martina Faedda è un romanzo che parla di dinamiche adolescenziali attraverso l'involuzione della protagonista che avviene attraverso privazioni, perdite e contrasti, supportata da una fragilità caratteriale dominata dall'incapacità di ribellione ad un dolore, a volte vibrante e a volte silente, che prevale su un disturbo necessario da una parte per cercare approvazione e dall'altra per cercare di placare un senso di colpa innato.
Olivia vive in una casa divisa a metà dove le distanze e i vuoti sembrano incolmabili nonostante quell'unica possibilità di riversare amore ed affetto tramite un passato ancora presente; percependo quella sua diversità, anche attraverso pagine fortemente sature di disperazione, Olivia si troverà in disagio con quel suo dolore che, non potendo nemmeno purificare attraverso l'aiuto di chi non c'era più, finirà per essere dirottato su un corpo distinto lontano dalla normalità.
La protagonista cercherà di uscire da questa sua condizione attraverso un sentimento puro come l'amicizia che però, oltre ad scuotere la sua intimità, metterà in crisi la sua voglia d'invisibilità provocando anche risentimento nei confronti di un'affettività negata e soprattutto riguardo alla lealtà di una relazione che tradiva il riflesso di chi metteva in luce quel bisogno di umanità.
Quando però la sofferenza di fronte a qualcosa d'imprevedibile diventerà davvero troppo insostenibile la protagonista si ritroverà travolta da una rabbia, esplosa silenziosa mista a vergogna e odio nei confronti di chi riusciva ad accettare, con un respiro spezzato solo a metà per mettere mano ad un disagio (rimandato ormai da troppo tempo) dopo che la speranza aveva contaminato la ragione portando ad annullarsi per salvare chi amava.
Attraverso uno stile particolarmente comunicativo, anche nella sua sincerità e "freddezza", si arriverà all'epilogo dove la scelta di una forma epistolare è necessaria sia per imprimere intimità ma soprattutto per tentare di congelare il tempo narrativo estrapolando ricordi di un passato che adesso possono essere rivisti con occhi più maturi e rivissuti in un mondo tutto nuovo che andava scoperto giorno dopo giorno.
Davvero molto bello il libro di Martina Faedda, a cui vanno i miei complimenti più sinceri, che oltre a fare arrivare il lettore in profondità riesce a coinvolgere nell'emozionalità di chi si percepisce sbagliato, attraverso una storia intima scritta con una prosa ricercata e introspettiva ma soprattutto con un grandissimo equilibrio, voluto (senza dubbio) fortemente da un autrice che scrive non per cercare remissione ma per trovare giudizio.


Martina Faedda è nata a Genova nel 1998 e si è trasferita a Torino nel 2019. Si è laureata in Contemporary Humanities alla Scuola Holden e ha preso un master in Writing & Visual Storytelling allo IAAD. La vita profonda è il suo primo romanzo.