L'abbandono di Valentina Durante

06.05.2024

Esiste un modo, un farmaco, una terapia per liberarsi da un legame che, pur sciolto, continua a imprigionarci mentalmente? Se lo chiede Anna, trentotto anni, da poco separata dal marito e in panne con la sua attività di copywriter freelance. È tornata a vivere con il padre, un tempo insegnante di Lettere spietato e integerrimo e oggi pensionato ipocondriaco. Nella casa che l'ha vista bambina, presa dall'accudimento del genitore con le sue bizze e le sue manie e in affanno nel tentativo di rimettersi in pista con il lavoro, Anna finisce in un vortice di ricordi oppressivi sui quali si staglia la relazione tossica vissuta durante l'adolescenza con lui, Stefano: il fratello di intelligenza brillante ma dai comportamenti brutalmente narcisistici. Il peso di quel passato scomodo, tenuto a bada con fatica per ventitré lunghi anni, travolge tutto e tutti la sera in cui Anna decide di invitare Stefano a una cena di riconciliazione, dopo una lontananza che sembrava irrevocabile.

                                           Recensione

L'abbandono è un romanzo forte e complesso che impegna il lettore per la sincerità con cui l'autrice scandaglia l'intimo dei suoi personaggi, questo in particolare attraverso la protagonista che diventa strumento per vincolare una morale, annullata da un senso di colpa maturato negli anni, che ritorna con dolore insieme alla vergogna riaccesa per un amore (forse sbagliato) sopravvissuto solo al ricordo.

Anna è prigioniera in un vincolo familiare che psicologicamente la trattiene in un loop di odio e compassione, un senso del dovere mascherato da sacrificio che, senza amore, diventa utile solo a se stessi, quando nella convivenza si accetta pesantezza e affanno solo per mettersi al riparo da ogni possibile errore.

Il ritorno di Anna scombinerà gli equilibri facendo regredire ai tempi dell'infanzia una coesistenza adesso solo "necessaria" dove i ruoli, diversamente da prima, si ritroveranno invertiti per l'inefficienza di un padre ancora più distante: ricordi ambigui e non graditi che destabilizzano una mente preda di una violenza rivissuta nei silenzi di un passato dispotico che adesso si trasformano nell'espressione di gesti mancati come manifestazione di una volontà assoluta.

Questa metamorfosi narrativa detta i tempi ad un romanzo "obbligato" alla dilatazione indefinita per una quotidianità dove, seppur con fatica, tutto scorre lento e in maniera apatica rispetto invece ad una staticità imposta dai ricordi di un passato narrativo che, ovattando la realtà, costruiscono le identità caratteriali dei protagonisti in maniera ancora più definiti coadiuvati anche dal "geniale" espediente utilizzato dall'autrice che, per espandere lo spazio visivo nella narrazione, utilizza delle fotografie anche per aggiungere intimità al romanzo.

La protagonista, condannata ormai all'infelicità, si adatta alla vita circuendo gesti che rappresentano la sua debolezza, per naturalizzare quella sofferenza che aveva creato distanza nel tentativo di riconciliazione, per cercare di andare avanti separandosi da una dipendenza che però non aveva il coraggio di lasciare andare completamente, creando indipendenza da un bisogno innaturale di comprensione.

Valentina Durante (a cui vanno i miei complimenti più sinceri) con questo romanzo dimostra un profondo controllo lessicale mediante una prosa netta e distinta, quasi "chirurgica" con la quale amplifica la divergenza tra espressività fredda ed emotività passionale, riuscendo a conquistare chi legge non solo emozionando ma anche coinvolgendo in maniera profonda: colpito dall'impulsività di un amore vissuto come unico mezzo per sopravvivere, il lettore sarà condotto ad analizzare il sentimento attraverso gli angoli poco illuminati della coscienza e della morale per comprendere ancora di più una storia dolorosa che viaggia sul doppio binario di immaginazione e ricordo "delegittimando" una narrazione che alla fine sembra non patire troppo una coralità comunicativa a dispetto della principale voce narrante.


Valentina Durante è nata nel 1975 e vive a Montebelluna (TV). È copywriter freelance. Nel 2019 ha pubblicato La proibizione, mentre nel 2020 è uscito Enne. Del 2022 è invece Immaginare le storie – Atlante visuale per scrittrici e scrittori, scritto a quattro mani con Giulio Mozzi. Dal 2019 collabora come docente con la Bottega di narrazione.

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