Trofeo di Emanuela Cocco

26.02.2024

Una donna entra in un negozio e compra una gonna. La indossa al suo primo e unico appuntamento con l'uomo che la ucciderà. Quando tutto è compiuto, l'uomo raccoglie quella stoffa, la porta via con sé. Fermagli, ciocche di capelli, collane, anelli. Sono trofei, l'assassino li conserva per avere un ricordo delle sue prede. Sono feticci, proiettano nella sua mente scene di sangue, di sesso e violenza, il piacere e la paura, legati per sempre. I trofei sono cose, ma mantengono la memoria delle persone alle quali sono stati strappati. L'uomo torna a casa con la sua prossima vittima. Prepara la messa in scena per il suo macabro rituale di tortura e sopraffazione. Ma questa sera i trofei rifiutano di mettersi in posa.

                                                                  Recensione

Emanuela Cocco con questo libro riesce ad esprimere tutta la sua voglia innovatrice narrativa distorcendo un genere letterario ben distinto per realizzare una storia breve ma incredibilmente intensa, dove trova perfetto equilibrio la scrittura letteraria "di rottura" con quella più consona al genere.

Il risultato è un romanzo dalle intense tinte dark dove con forza emerge l'importanza del linguaggio, tradotta attraverso la ricerca di un dialogo accurato non solo per supportare la descrizione di uno spettacolo macabro e crudele ma anche per trasferire tristezza e tormento ad una narrazione resa, attraverso questi, vitale e dove solo la staticità risulta essere una condizione più vicina alla morte.

A parlare nella storia sono quei trofei che, nel tentativo disperato di non perdersi nell'oblio, acquisiscono una coscienza non propria,  riflettendo di fatto solo quella delle vittime e proiettando il ricordo per esprimere fisicità e per suscitare inquietudine.

lo stile della Cocco si caratterizza nella capacità di comprimere lo spazio narrativo per costringere indirettamente il lettore al confronto con rabbia e risentimento, portandolo fino alla vergogna quando anche l'innocenza, dopo la speranza, verrà tradita traghettando la storia verso l'apice di una violenza che si tramuterà in delirio.

Nel romanzo il silenzio è rotto solo dalle urla per assistere (senza censura) ad una crudeltà che diventa gioco e scoperta per oggetti inumani, consapevoli della loro incapacità; le grida provenienti da più voci si concentrano tutte in un nome da associare al dolore per assumere la stessa condizione e per evitare di essere esclusi, sostituendosi agli occhi delle vittime per entrare in possesso di qualcosa che non è loro, annullando di fatto quella distanza che adesso (per sopravvivenza) le identifica con il predatore.

Un romanzo davvero molto profondo e interessante, scritto con la consapevolezza di chi vuole disorientare per poi colpire più a fondo lasciando ferite profonde; una storia dove non c'è spazio per il sentimento e dove la consolazione è solo un impulso vuoto che permette all'autrice di superare i limiti di una corporeità che non c'è più, una fisicità sostituita da semplici oggetti che senza sensibilità tentano di sopravvivere almeno al ricordo perché fondamentalmente consapevoli di non poter più essere amati in maniera incondizionata.

Editor freelance e autrice, Emanuela Cocco vive a Roma.
Ha scritto per il teatro e per la televisione, come autrice e come critica. Ha pubblicato racconti e saggi su varie riviste e raccolte. È stata lettrice del Premio Italo Calvino, è tra i fondatori di Terra di nessuno, spazio di critica della drammaturgia, e di Degrado, rivista letteraria. Dirige la collana di letteratura sinistra Trema (Edizioni Arcoiris) e collabora con la rivista Carmilla. Ha fondato e dirige la scuola di scrittura Scrivere di Notte.

Il suo primo romanzo, Tu che eri ogni ragazza, è stato pubblicato da Wojtek nel 2018.

Altri libri di Emanuela Cocco :

Tu che eri ogni ragazza


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